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Padre Giuseppe in corsia in visita ai pazienti
Vita pastorale
Visita del Presidente Idi Amin Dada
Visita di Padre Tarcisio Superiore Generale

1969–1973

Dal 1969 al 1980 Padre Giuseppe Ambrosoli si trovava a garantire lo sviluppo e la continuità dell’ospedale e della scuola in un contesto socio-politico dei più drammatici e turbolenti della storia d’Uganda.

Arrivato nel 1956 sperimentò 6 anni di lotta politica condotta dagli Ugandesi per la conquista dell’indipendenza dagli inglesi. In seguito visse la prima dittatura di Obote e la dittatura di Amin … Tutte queste condizioni avverse portarono il dott. Ambrosoli a impegnarsi ancora di più e gli procurarono la stima di coloro che odiavano i missionari … Nella grande confusione in cui versava l’Uganda, il dott. Ambrosoli dovette affrontare capi religiosi zeloti, politici vendicativi e ufficiali dell’esercito indisciplinati. A nessuno di loro cedette per paura” - Ambrogio Okulu, parlamentare acholi, rimpatriato all’estero

L’instabilità politica della presidenza Obote era sfociata nel gennaio 1971 nel colpo di stato del generale Idi Amin Dada proclamato a marzo nuovo presidente. Dal 1971 al 1979 l’Uganda aveva vissuto uno dei suoi momenti più tragici: oppositori o supposti tali considerati simpatizzanti del regime Obote venivano brutalmente eliminati. Sono state stimate circa 30.000 vittime. Il Paese in questi anni assisteva al progressivo deterioramento dell’amministrazione pubblica, della scuola e della sanità, registrando arbitrarietà, violenza, carenze e grave inefficienza.

Kalongo, oasi di pace

Forse perché isolato, l’ospedale aveva potuto svilupparsi e costruire un luogo di speranza in mezzo a tanta desolazione. I malati venivano da tutte le parti dell’Uganda, attratti dalla fama di Padre Ambrosoli. Anche la Scuola di Ostetricia era ben avviata e venivano ragazze da diverse parti del Paese per seguire gli studi e ottenere il diploma. Il regime mostrava rispetto per questo ospedale.

Tuttavia, l’ospedale doveva provvedere a sé stesso. Padre Giuseppe iniziava collaborazioni coinvolgendo istituzioni e piccoli gruppi di solidarietà di cui curava direttamente i rapporti attraverso un costante scambio epistolare oltre che con visite quando rientrava in Italia.

Il complesso sanitario cresceva: si era giunti ad avere 250 letti – 200 degenze comuni e 50 per maternità. Ai reparti funzionanti si aggiungeva anche quello della lebbra: il Ministero della Sanità aveva chiesto nel 1972 a Kalongo di assumere il Leprosy Control Project, cioè la responsabilità dei malati di lebbra per i distretti del Nord. L'incarico veniva affidato a Donini che sottolineava i meriti di Ambrosoli anche in questo campo: ancor prima di aderire al programma governativo, padre Giuseppe aveva già iniziato ad accogliere gli ammalati di lebbra quando altri ospedali li rifiutavano. Era sensibile alle loro gravi menomazioni fisiche, spesso fonte di emarginazione, per questo applicava la tecnica ricostruttiva a differenza di chi invece interveniva con pesanti mutilazioni.

Alla fine del ’72 si iniziava a costruire il nuovo reparto di chirurgia, passando così a 67 nuovi posti letto. Altre costruzioni venivano completate all’inizio del 1973 … Rallentare sarebbe stato plausibile, vista la situazione difficile del paese, ma fu subito scartata da chi come padre Giuseppe si prodigava per il bene delle persone: non c’era altra possibile alternativa di cura in un raggio di 70 km.

Anche l’organico dei medici era ben nutrito a Kalongo ma rimaneva comunque sempre il vero problema. A un suo confratello, recatosi da lui per imparare chirurgia, P. Egidio Tocalli aveva espresso un desiderio: “spero che dopo tu potrai aiutarmi un po’ di anni. Di solito insegno a tanti ma nessuno rimane qui con me dopo”.

Nasceva da qui l’autorevolezza del ‘maestro di vita’: gli veniva dal fatto che pur avendo grande esperienza e preparazione professionali mai poneva sé stesso sopra gli altri.

Molti giovani dottori impararono da lui l’arte chirurgica. In questa piccola frase sai quanta, ma quanta pazienza ci sta dietro? Io sono stata al suo fianco per 8 anni e di giovani dottori più o meno preparati ne ho contati 12-14 in quel periodo. … Gli ammalati erano tanti da operare, i novellini che dovevano imparare oltre che di pazienza abbisognavano anche del tempo … tempo prezioso per Padre Ambrosoli. Si sa però che aveva con loro molta pazienza. Tu scrivi che quando qualcuno sbagliava si addossava lui la colpa per non farlo sentire in imbarazzo. Sai cosa succedeva? A volte gli sbagli erano grossi, ne andava di mezzo la vita delle persone … Giuseppe cambiava colore … lui già pallido, diventava ceruleo. Mi guardava, tirava un lungo respiro e diceva ‘fa niente’. Rimediava allo sbaglio e inghiottiva la saliva.” - Suor Enrica Galimberti (lavorava gomito a gomito con Padre Giuseppe)

I primi problemi di salute
Il lavoro intenso e le molte responsabilità cominciavano a lasciare segni anche nella salute di padre Ambrosoli. Alla fine del 1973 era stato costretto a rientrare in Italia: ricoverato all’ospedale di Sant’Anna a Como nel reparto ortopedico in trazione per lombosciatalgia discale, veniva operato nel gennaio. Le vacanze di Padre Ambrosoli in Italia erano un susseguirsi di incontri, visite, raccolta materiali e aiuti per l'ospedale. Il 9 marzo aveva già il biglietto per Entebbe, dove pensava di ritornare in Aprile.

 

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