Il 20 novembre 2022 padre Giuseppe Ambrosoli è stato proclamato Beato a Kalongo, tra la sua gente.
Il 29 novembre 2019 la Santa Sede ha comunicato il riconoscimento, da parte di Papa Francesco, del miracolo avvenuto per intercessione di padre Giuseppe.
Il 17 dicembre 2015, papa Francesco ha dichiarato padre Giuseppe Venerabile dalla Chiesa Cattolica.
Nato il 25 luglio 1923 a Ronago, un piccolo paese della provincia di Como, padre Giuseppe lascia la famiglia e una brillante carriera di medico per dedicarsi agli ultimi.
"Dio è amore, c'è un prossimo che soffre ed io sono il suo servitore". Con queste semplici ma profonde parole annuncia alla mamma e ai familiari la sua vocazione missionaria.
Conseguita la laurea in medicina e chirurgia, si reca a Londra per specializzarsi in malattie tropicali, entra poi a far parte della Congregazione dei Missionari Comboniani e il 17 dicembre 1955 è ordinato sacerdote. Nel febbraio 1956 s’imbarca per l’Africa. È destinato a Kalongo, un villaggio sperduto nella savana, nel nord Uganda, per gestire un piccolo dispensario medico. Vi rimane fino al giorno della sua morte, nel 1987.
Padre Giuseppe è ricordato ancora oggi in Uganda come “il medico della carità”.
Grazie alla sua grande professionalità, l’instancabile dedizione, la sua incrollabile fede e lo spirito imprenditoriale, padre Giuseppe, durante i suoi 32 anni di opera missionaria, è riuscito a trasformare il piccolo dispensario medico di Kalongo in un ospedale efficiente e moderno e ha fondato, accanto all'ospedale, la St. Mary’s Midwifery Training School, oggi ufficialmente riconosciuta come una delle migliori scuole di ostetricia del Paese.
Il 13 febbraio 1987, nel momento più drammatico della guerra civile che flagella il nord Uganda, Padre Giuseppe è costretto per ordine militare a evacuare l’ospedale. Con eroica determinazione, dopo aver messo in salvo il personale medico e i malati, riesce a salvare la scuola di ostetricia consentendo alle allieve di concludere l’anno scolastico.
La sua salute già precaria ne risente irreparabilmente e il 27 marzo nel 1987, 44 giorni dopo l’evacuazione dell’ospedale, muore a Lira provato dalla malattia e dalla sofferenza, senza la possibilità di essere curato. Poco prima di morire chiede di poter restare in Uganda tra la sua gente, a cui aveva dedicato la propria esistenza. Riposa a Kalongo accanto all'ospedale che porta il suo nome.
Fedele all'ideale comboniano, ha lasciato alle generazioni future la migliore testimonianza di come sia possibile “salvare l’Africa con gli africani”. E a tutti noi di Fondazione Ambrosoli l’eredità della sua opera e del suo impegno a favore degli ultimi.
Un'eredità di vita, di forza e di gioia.