Linda è una bella bambina di due anni e mezzo, è quasi mezzogiorno quando arriva in OPD (il nostro pronto soccorso). La mamma ci dice che da un paio di giorni Linda non gioca più, preferisce stare seduta o addirittura sdraiata a dormire. Non vuole mangiare perché ha avuto alcuni episodi di vomito e la febbre. Anche se la temperatura non è mai stata misurata perché a casa il termometro non ce l’hanno.
In OPD le vengono fatti emocromo, ricerca del plasmodio della malaria e test rapido della malaria. Linda viene subito trasferita in pediatria con diagnosi di malaria severa. Ha un livello di emoglobina molto basso, pari a 3.3, e un'infezione da parassiti nel sangue molto avanzata.
Quando Linda arriva in pediatria non ci sono medici ma gli infermieri sanno perfettamente cosa fare; le prendono l'accesso venoso per la trasfusione e iniziano la terapia contro la malaria.
Quando arrivo in reparto Linda è nel lettino sdraiata a fianco di un'altra bimba perché sono pochi i posti letto nell’area dei malati più acuti. Accanto a lei la sacca di sangue. Non si è opposta alla visita, non avrebbe comunque le forze per farlo.
Quando il giorno dopo torno in reparto per la visita la trovo seduta e mangiare tranquilla il suo porridge. L’emoglobina è salita a 5. È stata ancora trasfusa.
Il terzo giorno la trovo che corre nel piccolo parco giochi interno dell'ospedale. Sta ancora assumendo la terapia antimalarica per bocca ma ora può essere dimessa.
Maddalena Comune, specializzanda in pediatra, volontaria
A Kalongo, la lotta alla malaria è una sfida che non da tregua, specialmente nel reparto di pediatria perché i bambini sono i più vulnerabili alla malattia. In questa continua emergenza, si verificano episodi che, pur sembrando piccoli miracoli, sono in realtà il frutto di grande esperienza e professionalità e, soprattutto, il risultato della tenacia di coloro che, anche con risorse limitate, non si arrendono di fronte alla possibilità di salvare una vita umana.
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