CARI AMICI,
lo scorso giugno, dopo più di due anni a causa della pandemia, ho fatto ritorno a Kalongo.
Tornare è stata una grandissima emozione. Non ho potuto aspettare: prima tappa la visita al nuovo reparto di pediatria, ampliato e completamente rinnovato grazie a chi con grande generosità ci ha aiutato a realizzare un reparto a misura di bambino.
I nuovi spazi, ampi e più funzionali permettono allo staff di lavorare meglio, di avere sempre sotto controllo la situazione dei pazienti più critici. E oggi tutto questo è ancora più importante: i bambini che giungono in pediatria sono sempre più spesso in gravi condizioni.
Richiedono grandi competenze, grande attenzione, e naturalmente moltissime risorse.
Ho incontrato bambini di meno di dieci anni senza nessuno accanto, il cui unico passatempo, per chi ha la fortuna di avere un
letto vicino alla finestra, è osservare il mondo fuori di lì. Mi guardavano in silenzio, sdraiati nei loro letti, con le gambe in trazione a
causa delle cadute dagli alberi per raccogliere la frutta. Spesso unico loro pasto della giornata. Quando ho chiesto come mai fossero soli
mi hanno spiegato che le mamme erano andate a cercare lavoro nei campi per pagare le cure e per portare loro del cibo. Alcuni di questi
giovani pazienti accedono ad un pasto solo grazie ai parenti degli altri ricoverati che condividono con loro il poco che hanno.
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