Kalongo è come un’isola, come un monastero che sorge nel nulla circostante

Alberto Reggiori ed Enrico Regalia sono due medici che hanno trascorso tre settimane a Kalongo, affiancando in sala operatoria la responsabile del reparto la dr.ssa Carmen Orlotti e formando giovani medici ugandesi. Hanno portato dall’Italia strumenti chirurgici e materiale di consumo utili al reparto. E non solo…Enrico, grande appassionato di calcio, ha consegnato la divisa ufficiale dell’Inter allo staff dell’ospedale, che orgoglioso ha rappresentato con quelle maglie la squadra del Kalongo Hospital

 

Così Alberto di racconta la sua esperienza …

 

“La mia esperienza di medico in Uganda ha una storia di oltre 10 anni in cui ho avuto anche il grande privilegio di incontrare Padre Ambrosoli nel 1985.  Per me Kalongo è sempre stato un luogo dove la fede s’incarna e s’incontra con la carità e con la professione medica. Tre esperienze che mi compiono come persona. Per non parlare della bellezza del luogo, in tutti i sensi. Anche per questo ho proposto all’amico e collega dr Enrico Regalia di accompagnarmi. Kalongo è come un’isola come un monastero che sorge nel nulla circostante. Collaborare con il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital significa collaborare con un’opera e con persone che costruiscono una civiltà nuova. La civiltà dell’amore e questo è evidente nella particolare atmosfera di serenità e di collaborazione tra persone anche molto diverse come provenienza e come ruoli.

A Kalongo è importante che qualcuno conservi il particolare carisma di Padre Giuseppe Ambrosoli, non basta essere tecnici della salute, occorre vivere la professione con carità e dedizione. Persone come Carmen vivono l’essere medico come una missione, come una vocazione.

Spero sempre di poter tornare a Kalongo contribuendo per periodi più lunghi e stabili. La Beatificazione di Padre Ambrosoli sarà sicuramente un punto di partenza per nuove e significative esperienze. Una nuova ripartenza!”

 

Ed Enrico risponde …

 

“La mia amicizia con Alberto e il fascino dei racconti della sua esperienza ugandese mi ha fatto desiderare di iniziare un percorso in cui carità e professione trovano la loro modalità di esprimersi in maniera più compiuta grazie all’esperienza di unità e vicinanza reciproca nella fede. Kalongo è gratitudine per gli incontri fatti: pur in un contesto di povertà estrema, si respira una dignità umana senza confini e questo coinvolge le persone in un progetto comune di vita più umana per tutti, nella memoria di padre Ambrosoli, presente anche ai più che non l’hanno conosciuto. Anche nei miei progetti c’è quello di ritornare per un periodo più duraturo per approfondire l'esperienza di bellezza che ho vissuto”

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