Inizio in Uganda a Kalongo e rogatoria a Ronago (CO)
Il cammino della Beatificazione di Padre Giuseppe Ambrosoli è iniziato nel 1999, dodici anni dopo la sua morte, quasi subito dopo il trasporto del suo corpo - il 22 agosto 1994 – da Lira a Kalongo.
Ci si è potuti muovere perché la fama di santità e l’ammirazione per Padre Giuseppe, il dottore dal cuore buono e mani abilissime e l’uomo di Dio che curava nel corpo e nello spirito, era ancora molto presente nella memoria della gente.
Così il comboniano Padre Mario Marchetti sollecitò il vescovo di Gulu, mons. Martin Luluga, a costituire una Commissione d’investigazione. Il suo successore, l’arcivescovo mons. John Baptist Odama, iniziava il processo il 22 agosto 1999, così descriveva la figura del Servo di Dio:
“Esempio di eroica carità e di umile servizio alle persone; un grande esempio di zelante missionario dei tempi moderni; modello di prete e di dottore divenuto famoso per la sua intensa spiritualità e per la coscienziosa abilità medica; un attraente e convincente esempio di giovane moderno che ha risposto alla chiamata di cristo e alla sua forma di vita. Dal suo modo di accogliere le persone, di intrattenersi con loro, di consigliarle e di incoraggiarle si aveva l’impressione di trovarsi davanti a Gesù”.
Allo stesso tempo il vescovo di Como. Mons. Alessandro Maggiolini, il 7 novembre 1999, ascoltava i testimoni che si trovavano a Ronago, e in genere in Italia, chiudendo il processo il 30 giugno 2001.
A quella data si erano potute condurre a termine le sessioni ed ascoltare tutti i 90 testimoni che avevano conosciuto Padre Giuseppe.
Così lo ricorda in un sermone: “Padre Ambrosoli ha dato il volto al Vangelo con la sua vita messa radicalmente al servizio di cristo, dell’evangelizzazione e degli ultimi”
Chiusura dell’inchiesta diocesana e consegna a Roma
Nel mese di giugno 2001 il materiale raccolto a Gulu e a Como giungeva a Roma alla Congregazione delle cause dei santi. Il 7 maggio 2004 gli si riconosceva la validità giuridica per ricostruire la vita terrena e provare la santità della persona e dell’opera di Padre Giuseppe Ambrosoli
Ci sono voluti 10 anni di lavoro, dal 2004 al 2014, che hanno coinvolto il Postulatore della causa e la Congregazione vaticana prima del giudizio definitivo di Papa Francesco.
Preparazione della “Positio” e sua approvazione
Nel 2009 il Postulatore consegnava la Positio ai consultori teologi che nel Congresso peculiare si esprimevano favorevolmente 9 su 9.
Riconoscimento delle virtù eroiche e dichiarazione della venerabilità
Nella sessione ordinaria del 15 dicembre 2015, presieduta dal card. Angelo Amato, i cardinali e vescovi riconoscevano che il Servo di Dio aveva esercitato in grado eroico le virtù teologali (fede, speranza e carità), le virtù cardinali (prudenza, giustizia, temperanza e fortezza) e quelle annesse (voti di castità, povertà, e obbedienza, umiltà).
Due giorni dopo, il 17 dicembre 2015, Papa Francesco confermava l’eroicità delle virtù e scriveva un decreto in cui riconosceva al Servo di Dio, Giuseppe Ambrosoli, il nuovo titolo di “Venerabile” con cui poteva venire invocato.
Secondo Papa Francesco, la santità di Padre Giuseppe poteva essere sintetizzata da due frasi che si leggono in due sue lettere:
“Le persone devono sentire l’influsso di Gesù che porto con me; devono sentire che in me c’è una vita soprannaturale espansiva e irradiantesi per sua natura”.
“Dio è amore. Io sono il suo servo per quelli che soffrono”
l miracolo a Matany e l’inchiesta diocesana
Per la Beatificazione mancava un ultimo gradino: il miracolo. Il sigillo che la Chiesa affida a Dio per proporre il suo servo come intercessore ed esempio per il suo istituto, per la Chiesa locale che l’ha visto nascere, e poi per quello che l’ha accolto nello svolgimento della sua missione, l’ha visto morire e ne ha conservato il corpo e la memoria.
Di guarigioni e cure straordinarie Padre Giuseppe ne aveva ottenute in vita, ma tra tutte emerge quella avvenuta nell’ospedale di Matany in Karamoja nell’estremo nord est del Nord Uganda, che ha coinvolto una giovane mamma di 20 anni, Lucia Lomokol di Iriir.
Il vescovo di Moroto, Mons. Henry Apaloryamam Ssentongo, a cui appartiene la parrocchia di Matany, venuto a conoscenza del fatto, vuole che con un processo si raccolga tutta la documentazione per sottoporla allo studio delle Cause dei Santi. Così il 17 settembre 2010 inizia il processo del presunto miracolo.
Si riuniscono i testimoni presenti al fatto, sono chiamati inoltre due medici specialisti e due periti che esamino lo stato di Lucia. Raccolta anche tutta la documentazione clinica, il processo si conclude quasi un anno dopo a Moroto, il 21 giugno 2011. Consegnati i documenti a Roma la Congregazione delle Cause dei Santi, l’11 maggio 2021, riconosce validità giuridica a tutta la documentazione.
Tuttavia, trascorreranno ancora 6 anni, dal 2012 al 2018, prima che il caso di Lucia sia esaminato.
Approvazione del miracolo
La situazione della Causa di beatificazione di Padre Ambrosoli si sblocca il 28 novembre 2018 durante la Consulta Medica, costituita da 7 professori i quali riconoscono, per maggioranza qualificata, trattarsi di cura da shock settico (setticemia irreversibile). Guarigione che alla luce delle attuali conoscenze mediche, può essere considerata risolta in maniera assolutamente inaspettata, rapida, completa, duratura e inspiegabile. Cioè Lucia è dichiarata curata in maniera scientificamente inspiegabile, sia perché la terapia chirurgica effettuata può considerarsi incompleta non essendo stato asportato l’utero, causa primaria e focolaio di infezione, sia perché si è dovuto sospendere per esaurimento di scorte la dopamina, il farmaco considerato salvavita.
L’ultima difficoltà: provare che l’invocazione è avvenuta ne momento fatale del peggioramento dello stato fisico di Lucia, ovvero dimostrare che in quel momento si è invocato Padre Giuseppe Ambrosoli e che dopo tale invocazione si è verificato un cambiamento positivo repentino. Dieci testimoni oculari hanno deposto il fatto.
Sette mesi dopo che i medici hanno dichiarato l’inspiegabilità della cura, il Congresso peculiare dei consultori teologi conferma l’invocazione rivolta a Dio tramite l’intercessione di Padre Giuseppe e concomitantemente la sanzione di Lucia Komol. E’ il 13 giugno 2019.
Decreto di Papa Francesco sul miracolo
Il 19 novembre 2019, i cardinali e i vescovi nella loro Sessione Ordinaria, presieduta dal card. Giovanni Angelo Becciu, decide di portare il caso al Santo Padre.
Il 28 novembre 2019, Papa Francesco riconosce il carattere soprannaturale della cura di Lucia, quindi il miracolo.