Ogni anno nel mondo più di 15 milioni di bambini nascono prematuri. Più di un bambino su 10. Ad oggi rappresenta la prima causa di morte sotto i 5 anni di età e le differenze tra il nord e il sud del mondo in termini di sopravvivenza rimangono importanti. Nove degli undici paesi con un tasso di parti prematuri superiore al 15% si trovano nell’Africa sub-sahariana. Nelle aree a basse risorse, come l’Uganda, più della metà dei bambini nati prima del termine muore per mancanza di adeguata assistenza.
A parte le gravi patologie che possono colpire i bambini prematuri, questi necessitano di cure di base semplici ma vitali: essere scaldati, essere nutriti adeguatamente, essere protetti dalle infezioni. Garantire questa semplice assistenza (care) significa salvare la vita a migliaia di bambini ogni giorno.
Molto spesso queste condizioni non sono garantite neppure all’interno degli ospedali, specie in quelli rurali. Ogni struttura sanitaria dovrebbe assicurare innanzitutto la care del neonato, oltre ad un livello di assistenza medica adeguato. Pratiche a basso costo come la tecnica canguro, che prevede il contatto pelle a pelle tra madre e neonato, o la prevenzione delle infezioni attraverso accurate misure igieniche e l’utilizzo di antibiotici, garantirebbero a molti neonati prematuri di sopravvivere.
Informare ed istruire le madri sulle appropriate modalità di accudimento del neonato, sui segnali di allarme, rappresenta l’obiettivo prioritario per ridurre la mortalità neonatale. A Kalongo stanno già arrivando le prime pioggie: le donne zappano i campi, accudiscono famiglie numerose, trasportano legna e taniche d’acqua. Tutte le donne, anche quelle in gravidanza. Ed i parti prematuri, inevitabilmente, aumentano. Qui al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital siamo accanto alle future mamme per formarle, istruirle e accompagnarle in questo percorso importante di vita.
Martina Mandolesi, specializzanda in pediatria di Idea Onlus, in questi mesi in missione a Kalongo