“In Africa non si va per pietà, si va per amore” diceva Padre Giuseppe. Alla base della scelta degli anni ottanta c’era un ideale di solidarietà, una voglia di spendersi per un cambiamento delle condizioni di povertà che opprimevano le popolazioni in Africa, così come in varie altre parti del mondo. Più in profondità c’era un ideale di vita cristiana che per essere tale doveva tenere conto “dell’altro”, delle sue condizioni di vita, dei suoi bisogni. In quest’ottica non è il luogo in cui operiamo che conta, che esso sia in Africa o in Italia ha un’importanza relativa, quello che conta è il modo in cui impostiamo la nostra vita, la scaletta di valori sui quali, concretamente, fondiamo il nostro agire quotidiano, e quanto spazio, in questo agire, lasciamo all’altro.
La pietà intesa come sensibilità, come compartecipazione alle sofferenze degli altri, è un sentimento nobile, che deve sempre albergare nel cuore dell’uomo, ma le scelte forti, il lasciare il di più per avere di meno, hanno bisogno di un altro motore. L’amore sì, può essere quello giusto.
Perché, insieme a mia moglie, siamo tornati oggi? Semplicemente perché nulla è cambiato dei nostri ideali e ben poco è cambiato per i poveri e gli emarginati nel mondo.
Da inizio ottobre 2017 il Dr. Tito Squillaci si trova in missione a Kalongo, accompagnato dalla moglie Nunziella, per condurre un intenso programma di formazione del personale locale del reparto di pediatria e per avviare il nuovo reparto di neonatologia dell’ospedale. Già dirigente medico del reparto di pediatria dell’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, il Dr. Squillaci sin dalla specializzazione in pediatria ha partecipato a numerose missioni di cooperazione allo sviluppo in Sierra Leone, Malawi e anche in Uganda a Kalongo, dove lavorò da gennaio 1983 ad aprile 1985, proprio accanto a Padre Giuseppe.