Da parecchio tempo era in atto una ricerca vocazionale. Ai primi di agosto del 1949 si presentava alla porta del seminario comboniano di Rebbio (CO) a chiedere informazioni. Ad attenderlo p. Simone Zanoner, il superiore.
“Mi chiamo Giuseppe Ambrosoli di Ronago. Mi sono appena laureato in medicina e il mio desiderio è di mettere a disposizione la mia professione a vantaggio delle missioni. In un primo momento ho pensato ai Gesuiti ma le loro attività sono varie, e io penso invece alle missioni. Allora vengo qui a chiedere due cose: se nel vostro Istituto è possibile che un medico possa diventare sacerdote e se uno che è entrato in esso è certo di andare in missione ad esercitarvi la doppia professione di sacerdote medico.”
Avuta la conferma da p. Zanoner che la prospettiva di andare subito in missione dopo il sacerdozio era cosa fattibile tra i Comboniani, informò della sua intenzione di recarsi a Londra, per specializzarsi in Medicina Tropicale.
La vocazione missionaria veniva da lontano e affondava le radici anche in ambiente familiare. Il fratello Paolo ritiene che la vocazione di Giuseppe sia da collegarsi alla religiosità e all’esempio della mamma Palmira che gli parlava spesso del nonno Francesco Valli, conosciuto a Como come il medico dei poveri.
Rientrato da Londra l’agosto del 1951, in settembre scrisse al Padre Generale dei Comboniani, p. Antonio Todesco, manifestando la sua intenzione di entrare tra i Comboniani e diventare sacerdote missionario.